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Ansiolitici e antidepressivi: quali sono le differenze

La pandemia ha fatto aumentare il numero di persone che assume psicofarmaci, che già era molto alto

Ansiolitici e antidepressivi fanno entrambi parte della categoria chiamata psicofarmaci. Questa ampia categoria di medicine contiene molecole sintetizzate in laboratorio, che si sono rivelate efficace nel trattamento di molti disturbi legati alla salute mentale.

Tendenzialmente gli psicofarmaci si dividono in quattro diverse categorie:

Gruppo San Donato

  1. ansiolitici,
  2. antidepressivi,
  3. antipsicotici,
  4. stabilizzatori dell’umore.

Ansiolitici e antidepressivi possono essere prescritti dallo psichiatra e dal medico di base, ma non dallo psicologo

Gli psicofarmaci possono essere prescritti dallo psichiatra o dal medico di base, ma non dallo psicologo. Se durante gli incontri con il proprio paziente, lo psicologo si dovesse accorgere che potrebbe essere utile un intervento farmacologico, lo farà presente a uno psichiatra o al medico di famiglia.

Ancora oggi gli psicofarmaci sono avvolti da un alone di paura, nella maggior parte dei casi immotivato. Ormai i moderni psicofarmaci sono sicuri e se assunti in modo corretto e sotto stretto controllo medico non danno particolari effetti collaterali, né pericolose dipendenze. Si sceglie di somministrare la dose minima efficace per il minor tempo possibile, così da aiutare il paziente, senza che avvengano questi effetti indesiderati. Ecco perché è vietatissimo il fai da te.

Gli ansiolitici

Il loro ruolo si intuisce dal loro nome. Questi farmaci alleviano i sintomi legati all’ansia o al senso di angoscia. Possono essere utili anche contro l’insonnia, oltre ad avere effetti sedativi, quindi calmanti e miorilassanti, cioè rilassano la muscolatura del corpo.

I più utilizzati sono le benzodiazepine, che sono prescritte da quasi sessant’anni. Ecco perché la maggior parte dei farmaci termina con “Azepam”. Hanno preso il posto dei barbiturici, che erano farmaci con effetti collaterali piuttosto importanti.

Sono particolarmente indicate nei trattamenti di breve durata dell’ansia e dei disturbi del sonno, ma anche per gli attacchi di panico e per i disturbi ossessivi-compulsivi. Sono spesso prescritte anche per la sindrome da astinenza alcolica.

Gli effetti collaterali degli ansiolitici

Se si rispettano le dosi, gli effetti collaterali sono modesti e in genere riguardano un senso di stanchezza e sonnolenza. Possono far aumentare di peso, abbassare il desiderio sessuale e ridurre la capacità di memoria.

Se si assumono a lungo si possono sviluppare anche fenomeni di:

  • dipendenza,
  • eccessiva tolleranza, quindi si avrà la necessità di assumerne dosi più massicce per avere effetto,
  • astinenza, tecnicamente craving, se si smette improvvisamente di assumere il farmaco. I sintomi tipici dell’astinenza sono insonnia, agitazione e ansia. Tendenzialmente appaiono 48 ore dopo l’interruzione dell’assunzione. In genere scompaiono dopo un paio di giorni. In alcuni casi si possono avere anche confusione e allucinazioni.

Altra cosa è la dipendenza cosiddetta psicologica. Non è una vera e propria forma di dipendenza, ma accade quando il paziente crede che senza farmaco non possa affrontare una vita normale.

Gli antidepressivi

Nonostante i passi avanti fatti dalla ricerca medica, i farmaci antidepressivi che usiamo sono ancora quelli messi a punto negli anni Cinquanta. Agiscono su alcuni neurotrasmettitori che svolgono un ruolo cruciale nella gestione dell’umore e del benessere psicologico come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.

Anche in questo caso il nome spiega l’utilizzo. Vengono prescritti in caso di depressione, ansia grave, ma anche disturbi alimentari, disturbo post traumatico da stress e dolore cronico.

I principali antidepressivi

Ci sono molte molecole che vengono utilizzate in questi farmaci, che possono essere suddivise in cinque categorie principali:

  1. SSRI, cioè inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina,
  2. SNRI, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina,
  3. NARI, inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina,
  4. triciclici anti-Mao, inibitori delle mono-amino ossidasi,
  5. antidepressivi atipici.

I primi tre sono i più prescritti in tutto il mondo, perché particolarmente sicuri ed efficaci. I triciclici sono stati i primi farmaci, ma hanno diversi effetti collaterali. A differenza degli inibitori, sollecitano i neuroni a produrre serotonina, dopamina e noradrenalina contemporaneamente. Si usano perlopiù per le depressioni maggiori, cioè quelle più gravi. Anche gli anti-Mao sono meno prescritti a causa dei molti effetti collaterali, soprattutto perché hanno molte interazioni con altri farmaci, ma anche con cibi e bevande.

Quali sono gli effetti collaterali?

Dipendono da quella categoria si assume.

SSRI

Gli effetti indesiderati riguardano soprattutto la sfera sessuale, con difficoltà a raggiungere l’orgasmo nelle donne e un’eiaculazione ritardata negli uomini. Tra le altre manifestazioni ci possono essere mal di testa, disturbi allo stomaco e all’intestino, sudorazione eccessiva, insonnia e ansia.

SNRI

Anche loro possono dare problemi nella sfera sessuale, ma anche tachicardia, secchezza della bocca,  cambiamenti nella pressione arteriosa, ritenzione urinaria, nausea e costipazione.

NARI

Hanno pochi effetti indesiderati. I più frequenti sono pressione bassa, tachicardia e ritenzione urinaria.

Triclici anti MAO

Come si diceva il problema è l’interazione con alcuni alimenti, farmaci e bevande che possono provocare effetti collaterali anche importanti.

Antidepressivi triciclici

I principali effetti sono costipazione, difficoltà a urinare, secchezza della bocca, sedazione eccessiva, problemi sessuali, aumento di peso. Una dose eccessiva può portare alla morte.

Gli antidepressivi danno dipendenza?

La risposta è no. A differenza degli ansiolitici, i farmaci antidepressivi non causano dipendenza. Può capitare però che chi interrompa l’assunzione dei SSRI e dei SNRI viva disturbi simili all’influenza, ansia, incubi e disturbi allo stomaco. In genere si tratta di sintomi lievi che spariscono dopo qualche settimana.  Di solito per evitare questa situazione è sufficiente non interrompere improvvisamente di assumere il farmaco, ma di ridurlo progressivamente nelle dosi che indicherà lo specialista.

Servono almeno due settimane perché facciano effetto

Gli effetti terapeutici di questi farmaci non arrivano subito. Bisogna aspettare almeno due settimane – in alcuni casi ce ne possono volere fino a sei – perché cominci a funzionare. Bisogna tenerne assolutamente conto. Se ci sono degli effetti collaterali tollerabili, il consiglio è quello di avvisare il medico, ma di non interromperne l’assunzione. Come sanno ormai tutti non bisogna consumare alcolici perlomeno nelle immediate vicinanze dell’assunzione dell’antidepressivo.

Gli antidepressivi devono essere presi per un periodo di tempo decisamente più lungo rispetto agli ansiolitici. Generalmente sei mesi da quando inizia il miglioramento dei sintomi. Nei casi ripetuti il trattamento può durare per almeno due anni. Nei casi più gravi anche diversi anni.

Quali sono le differenze tra gli ansiolitici e gli antidepressivi?

Sono farmaci diversi, che a volte possono essere sovrapposti. Naturalmente come si diceva possono essere assunti solo dietro prestazione medica. Sarà il medico di base o lo psichiatra a scegliere caso per caso farmaco, dose e periodo. Bisogna comunicare ogni sensazione che si vive dopo l’assunzione del farmaco a chi ce lo ha prescritto, ma dobbiamo seguire minuziosamente tutte le prescrizioni.

  • La prima grande differenza è il tempo in cui fanno effetto. Gli ansiolitici agiscono subito. Le benzodiazepine agiscono in genere dopo mezz’ora dalla loro assunzione. Ecco perché sono efficaci anche negli attacchi di ansia e di panico. Gli antidepressivi ci mettono almeno quindici giorni per fare il loro lavoro.
  • Gli ansiolitici, specie se presi a lungo, possono dare dipendenza, tolleranza e crisi di astinenza. Con gli antidepressivi capita solo raramente che si abbiano dei sintomi di dipendenza, specie se si interrompe bruscamente il trattamento.
  • Si differenziano anche per la durata del trattamento. Per quanto riguarda gli ansiolitici in genere la terapia dura qualche settimana, mentre per gli antidepressivi può durare anni e comunque quasi mai meno di sei mesi.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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